2001 - Attese disattese - Fondazione Museo Giuseppe Mazzotti 1903 Albisola

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2001 - Attese disattese

IL TORNIO notiziario culturale della ceramica
il Tornio Notiziaruio Culturale della Ceramica

   ATTESE DISATTESE
   Riflessioni Critiche su una mostra globalizzata
   di Antonella Marotta


   Museo Civico d'Arte Contemporanea, Albissola Marina
   Museo Manlio Trucco, Albisola Superiore

   21 luglio - 31 agosto 2001


   Non vi è dubbio che dal suo punto di vista, l'Associazione culturale Attese Onlus" dei coniugi Roberto Costantino e Tiziana Casapietra si è mossa molto bene per organizzare nelle Albisole la mostra  Biennale di ceramica nell'arte contemporanea".
   Si è assicurata la copertura finanziaria di numerosi sponsor fra cui la Regione Liguria, i Comuni di Albisola Superiore, di Albissola Marina, l'A.P.T. della Riviera delle Palme , la Fondazione della Cassa di Risparmio di Savona e di Genova e Imperia.
   Il risultato è stato, apparentemente, eccellente. Una mostra delle opere di 25 artisti di cui sei italiani e gli altri stranieri, organizzata su due sedi (il museo civico d'arte contemporanea di Albissola Marina e il museo della ceramica Manlio Trucco" di Albisola Superiore, la concessione in uso, a titolo gratuito, dei medesimi, nonchè la pubblicazione di un catalogo (al riguardo, si veda la scheda ad esso dedicata in questa pagina).
   Esso si apre con alcuni interventi di amministratori caratterizzati da previsioni tanto ottimistiche quanto premature perchè in buona misura contraddette dalla realtà degli eventi successivi.
   Cosi, l'Assessore alla Cultura della Regione Liguria, ritiene che i rapporti fra i 25 affermati artisti...e le maestranze locali, in un intreccio e un confronto virtuoso fra proposte contemporanee e consolidata esperienza artigianale paiono avere ricadute positive e rivitalizzanti su un tessuto economico di grandi tradizioni storiche ed economiche, quale quello della ceramica albisolese...".
   E, mentre il Sindaco di Albissola Marina afferma che un altro evento scalda le serate albisolesi" alludendo alle mostre precitate, l'Assessore alla cultura di Albisola Superiore precisa, che i laboratori d'Albisola sono stati sedi di dialogo tra ceramisti e artisti proprio come una volta, creando un ambiente che ha dato una dimensione internazionale alla vita culturale locale.
   Infine, Roberto Costantino nella presentazione del suo Catalogo, con alcuni voli pindarici, paragona l'esperienza degli artisti presenti ad Albisola negli anni 50, con quella organizzata dalla sua Associazione affermando, non senza qualche presunzione, che Albisola oggi si proietta in questa dimensione avendo alle spalle il passato internazionalista delle avanguardie artistiche del Novecento di cui questo progetto curatoriale vorrebbe essere la continuazione ideale".
   Che dire, a mostra conclusa, di fronte a tante serafiche certezze rilasciate anzitempo, con qualche imprudenza di troppo,visto che questa iniziativa è stata finanziata anche con il denaro dei contribuenti delle Albisole (ma non solo) e si è consumato in musei pubblici?
   Che a fronte di circa 150 milioni di spese (di cui, fra l'altro, 31 a carico della Regione Liguria, 30 della Fondazione della Carisa, 20 della Fondazione della Carige, 28.400.000 del Comune di Albissola Marina, 10 di quello di Superiore), i visitatori paganti nei 40 giorni di apertura delle due mostre, tra luglio e agosto 2001, sono stati 400! (Il biglietto, come noto, aveva un costo oscillante fra le tre e le sei mila lire).
   Che del catalogo, costato più di 60 milioni, ne sono state vendute 13 copie (sic!).
   Che le fabbriche artigianali delle Albisole coinvolte nell'operazione predetta sono state 3 (tre) su 36, anche se Tullio Mazzotti e Franco Balestrini avevano consigliato agli organizzatori di estendere l'invito ad un gruppo ben più ampio e qualificato di esse!
   Che l'Associazione ceramisti non era stata interpellata nonostante che una delle due botteghe artigiane coinvolte fosse di proprietà del Vice Presidente della predetta Associazione!
   Che la Commissione museale del Museo Manlio Trucco" non era stata interpellata!
   Insomma, un bel flop" e, soprattutto, un'occasione mancata per far si che questi 25 artisti potessero davvero respirare" nelle numerose botteghe artigiane albisolesi l'aria e la storia dei decenni passati e avessero modo, per davvero, di conoscere e impastare l'argilla delle loro opere con la loro sensibilità artistica non disgiunta dall'esperienza e dalla cultura artigianale di tante storiche botteghe.
   Vi è poi, per gli amministratori pubblici che hanno finanziato questa mostra, da far rilevar loro alcune considerazioni non secondarie. Queste. E' possibile con il denaro pubblico finanziare due mostre che avrebbero coinvolto solo tre botteghe artigiane?
   Con quali criteri le medesime sono state scelte e con quali motivazioni gli Enti pubblici predetti e le altre Istituzioni di interesse pubblico li hanno accettati?
   E' già accaduto, da qualche parte, che a fronte di un incasso che a mala pena avrà oscillato intorno ai due milioni, le spese siano state superiori di ben 148 milioni?
   Miglior fortuna auguriamo al Conservatore del museo Ariana di Ginevra che auspicava, nella presentazione del catalogo precitato, di presentare al pubblico svizzero gli esiti di questo progetto appassionante".
   Anch'egli richiama, in apertura del suo ragionamento, per fare in qualche misura una equiparazione con questa esperienza, quella di Fontana degli anni 30 ad Albisola e di Picasso a Vallauris a partire dal 1946".
   A questo sensibile Conservatore ginevrino promettiamo contemporaneamente il nostro interessamento presso le nostre Istituzioni locali perchè possa essere invitato ad Albisola in modo che possa conoscere in presa diretta" le vicende culturali ed artistiche del Novecento albisolese e farle conoscere all'opinione pubblica cosmopolita della sua città.
   La medesima promessa facciamo, infine, al direttore del Patrimonio e dei Siti del Fondo Cantonale di Decorazione e di Arte Visiva dello Stato di Ginevra in modo che anche dalla conoscenza della produzione artigianale ed artistica delle nostre trentasei botteghe artigiane e dei numerosissimi artisti italiani e stranieri che in esse e con esse lavorano, la sua Istituzione possa trarre un vero stimolo allo sviluppo delle sue attività, in particolare quella della produzione di opere, generatrice di sinergie e di complementarità vitalizzanti", come afferma nella sua presentazione, pubblicata nel catalogo della mostra, in riferimento, però, soltanto alle opere degli artisti di Attese Onlus".
   Infine, una riflessione conclusiva.
   Noi sappiamo di fronte a quali difficoltà finanziarie si dibattono quotidianamente le Istituzioni culturali e artistiche delle Albisole per poter sopravvivere e per poter far fronte - e non sempre vi riescono - ai loro compiti istituzionali e con quante resistenze, motivate da difficoltà di bilancio, vengono elargiti (e a volte negati) modesti contributi a progetti e proposte avanzate da soggetti privati o Associazioni albisolesi da parte dei nostri Enti locali.
   Perchè tanta prodigalità verso questa iniziativa e tanta parsimonia verso strutture, programmi e progetti delle nostre due città?
   A fronte di un investimento di tanto denaro per la mostra predetta, quale ricaduta vi è stata sull'immagine e sul sistema produttivo artigianale e artistico delle Albisole? Per ora, nessuno! A meno che non si vogliano considerare tali le recensioni sulle due mostre, non sempre positive, tra l'altro, di cui soltanto una decina apparse sulle pagine nazionali di giornali quotidiani.
   Sappiamo che da parte degli organizzatori vi è l'intenzione di ripetere questa iniziativa e che stanno chiedendo finanziamenti ancor più cospicui di quelli del 2001.
   L'auspicio è che i Soggetti pubblici che a ciò fossero sollecitati, a cominciare da quelli nominati in apertura di questa nota, prima di prendere decisioni in merito, aprano una ampia consultazione con tutti i soggetti rappresentativi della realtà ceramica delle Albisola.
   Comportamenti diversi, suonerebbero a nostro avviso, come un vulnus" verso la comunità degli artisti italiani e stranieri che lavorano ad Albisola, verso le botteghe artigiane e nei confronti delle Istituzioni culturali e artistiche locali che dovrebbero, esse si!, essere messe in grado di fare proposte concrete per il rilancio del nostro territorio coinvolgendo tutti gli attori che su di esso con memoria storica, tenacia, capacità culturale e artistica affrontano la sfida quotidiana della critica artistica e del mercato" e investono le loro risorse e la loro credibilità professionale in un lavoro quotidiano duro e impegnativo perchè cosi, da sempre, vivono e amano Albisola.
   Già il titolo di questo catalogo :Biennale di ceramica nell'arte contemporanea genera più di una perplessità di ordine concettuale e sostanziale poichè il nome di Albisola appare a piè di copertina, mentre al centro campeggia un sottotitolo un pò supponente, del tenore:Il volto felice della globalizzazione.
   Ma questo catalogo trilingue di 272 pagine riflette, e non poteva essere che cosi, le contraddizioni delle due mostre di riferimento e di cui diamo notizia in questa pagina.
   Infatti, generalmente, un catalogo esaurisce il suo compito principale nel recepire i contenuti di una mostra e l'apparato critico ad essa pertinente.
   Qui, invece, siamo in presenza di una anomalia, conseguenza di altre di cui diremo tra poco, poichè il catalogo riproduce, inserendole in due serie di pagine non contigue, le 25 opere degli artisti partecipanti alla predetta Biennale, cui vengono aggiunte le riproduzioni di un'opera di Lucio Fontana, Pinot Gallizio, Asger Jorn, Wifredo Lam, Piero Manzoni (di cui in mostra viene esposta soltanto la fotografia!) senza spiegare, con ragioni convincenti, la scelta specifica di queste opere e il loro inserimento nelle due mostre dedicate agli artisti partecipanti alla predetta Biennale.
   O meglio, si intuisce la logica del loro inserimento se si accetta la finalità strumentale dell'operazione e il fatto che a questi artisti storici di Albisola che non centrano nulla con la mostra predetta, è dedicata buona parte del catalogo.
   I capitoli in cui si suddivide il catalogo sono 16, ma, se si eccettuano il primo di Roberto Costantino (L'arte di Lilliput) in cui vengono diluite in un ragionamento non sempre condivisibile, le motivazioni della mostra e l'ultimo di Tiziana Casapietra (Dietro le quinte), in cui viene descritto l'arrivo, l'ospitalità e il soggiorno dei partecipanti alla Biennale, gli altri fanno riferimento ad argomenti di carattere generale (Dell'architettura selvaggia di Guy Debord, La ceramica nell'arte contemporanea di Olu Ognibe, Aspettare e vedere di Lauri Firstenberg, Un dialogo attraverso la ceramica di Hou Hanru, Le esposizioni in evoluzione di Hans-Ulrich Obrist) o a temi descrittivi di Albisola e della sua storia artistica (Albisola e la ceramica:un'identità sul filo della storiadi Cecilia Chilosi, Albisola città futurista di Luca Beatrice, La passeggiata degli artisti di Massimo Trogu ( Ma davvero è possibile condividere la sua tesi che pochi tra gli artisti che aderirono all'iniziativa furono consapevoli in pieno della complessità dell'evento e delle valenze superiori che sarebbero state attribuite in seguito all'intero progetto, anche a causa di una regia quasi assente, almeno in termini concettuali?), Fontana ad Albisola, argentini in Europa:una genealogia minima di Eva Grinstein, Incontro con Albisola di Lou Laurim Lam, Asger Jorn e Pinot Gallizio: le due Albe del Bauhaus Imaginiste di Giorgina Bertolino, Wifredo Lam oggi di Nelson Herrera Ysla) o, infine ripresi direttamente dalla penna di artisti del valore di Lucio Fontana (La mia ceramica, 1939).
   Il tutto nobilitato con fotografie d'epoca - molto apprezzate da Manuela Gandini nella sua recensione su Il Sole-24 Ore - delle stagioni d'oro, dal punto di vista artistico, di Albisola.
   Perchè questo catalogo-antologia? A che fine?
   Sembrerebbe, a ben ragionarci sopra, corrispondere al tentativo, dai risultati per lo più inadeguati di questa sfida, come scrive Michela Bompani su Il Lavoro-supplemento di Repubblica per Genova e la Liguria, di voler equiparare l'effimera presenza di questi 25 artisti ad Albisola, alla lunga permanenza degli artisti degli anni 50 e 60 presso la quasi totalità delle botteghe artigiane albisolesi dove avevano prodotto opere d'arte che avrebbero contribuito al loro successo internazionale in un connubbio indissolubile con Albisola, temprato dal tempo e dalla impegnativa ricerca artistica su una materia cosi imprevedibile come l'argilla.
   Da qui, la scelta conseguente di alcune opere di quei mitici artisti inserite nelle mostre dell'estate scorsa e i capitoli dedicati ad essi.
   Erano quegli artisti a rendere famosa questa capitale italiana della ceramica con una enorme ricaduta su tutto quel comparto della produzione locale.
   Qui, invece, con questa iniziativa globale, appare palese il tentativo di utilizzare il mito artistico di Albisola e il nome di questo territorio di antica produzione ceramica, per dare una patina di nobiltà ad una operazione dagli esiti culturali incerti, come emerge dalla lettura della Rassegna stampa.
   E ciò, a prescindere da un nostro giudizio sulle opere prodotte da quei 25 artisti.
   Sovente, nelle recensioni ad esse dedicate (sono una quindicina quelle riportate su giornali o riviste a diffusione nazionale e a queste vanno aggiunte quelle pubblicate sulla cronaca locale e su parecchie rubriche italiane e straniere apparse su Internet) vengono ripresi gli anni 30, 50 e 60 per ricucirli, come bene evidenzia Il Secolo XIX dell'1 agosto 2001 con questa iniziativa di cui viene detto nel titolo:Delusione. Come sono piccoli gli epigoni di Wifredo Lam e di Lucio Fontana che hanno fatto - prosegue il giornale nella pagina nazionale della cultura - una provocazione senza buon gusto.
   E, mentre Guido Curto su La Stampa-Tuttolibri, parla della Biennale come di un'idea brillante, Arianna di Genova su Alias - speciale anti G8, supplemento de Il Manifesto, presenta questa esperienza albisolese come un tentativo di globalizzazione dal basso per resistere alla forza di un capitalismo stritolante!.
   Da evidenziare, poi, la già citata recensione apparsa su Il Sole -24 Ore del 19 agosto scorso in cui alle manifestazioni di Genova contro i G8, viene contrapposta la globalizzazione felice di Albisola .Che prosegue, peraltro, con giudizi non sempre lusinghieri sulle opere degli artisti e sul metodo adottato per la loro scelta. Oggi lo spirito della scelta degli artisti, afferma la giornalista de Il Sole, non è più eversivo è piuttosto trendy e globalizzante. E' politically correct scegliere un kosovaro, Sislej Xhafa, che si ritrova in qualsiasi mostra internazionale di tendenza, cosi com'è d'obbligo un serbo, Uros Djuric, che riproduce copertine di riviste kitsch, violente e volgari in ceramica, e poi un artista cinese, un africano, un giapponese spesso già occidentalizzato. Ma questo è lo specchio dei tempi...
   Più positivo il giudizio della recensione de La Repubblica che titola le 28 righe dell'articoletto: Una rassegna dedicata al meglio della ceramica.
   Cui si contrappone la precitata recensione di Michela Bompani su Il Lavoro di Genova che, a proposito della presenza nella mostra di alcune inserzioni storiche da Asger Jorn a Fontana, da Manzoni a Gallizio, afferma che fanno malissimo ai giovani (e non ) artisti, svelandone tutta la loro fragilità.
   Per non parlare di quella di Germano Beringheli sulla pagina nazionale della cultura de Il Secolo XIX del 4 agosto scorso in cui è, fra l'altro, detto: Poichè, al di là delle intenzioni, quel che conta sono i risultati, si deve pur dire che le opere esposte nei due musei civici di Albissola Marina e di Albisola Superiore, per quanto di artisti internazionali, forse di fama in un determinato ambiente, non sono molto originali: è sufficiente consultare il libro Extra Media di Enrico Crispolti , pubblicato da Studio Forma editrice nel 1978, per rendersene conto. E poi, i progetti proposti, realizzati da La casa d'arte, dallo Studio Ernan Design e da Ceramphoto di Albisola, potrebbero essere sostituiti da altri e da altri ancora senza nocumento alcuno per le mostre in corso.
   Ma a prescindere dai giudizi di merito riportati nella predetta Rassegna stampa (di cui, sopra, abbiamo riportato uno stralcio antologico), che possono essere o non essere condivisi, ciò che emerge con evidenza è il fatto che in parecchi articoli, di dimensioni talvolta modesti, viene dedicato molto spazio alla storia artistica delle Albisola e meno all'iniziativa di Attese Oulus. Peccato, poi, che non ci sia stata, a mostre concluse, una valutazione sul loro esito.
   Che per quanto concerne la partecipazione di albisolesi, savonesi, e turisti (presenti in circa 600 mila sulla costa tra Varazze ed Alassio, tra luglio ed agosto) è stata un vero fallimento.
   Questa si che sarebbe stata la vera notizia!
   Che modestamente ci permettiamo di dare noi.







 
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