2002 - Un museo e se ci credessimo davvero ? - Fondazione Museo Giuseppe Mazzotti 1903 Albisola

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2002 - Un museo e se ci credessimo davvero ?

IL TORNIO notiziario culturale della ceramica
il Tornio Notiziaruio Culturale della Ceramica

   UN MUSEO
   e se ci credessimo davvero
   di Tullio Mazzotti
   settembre 2002


    

   Quale funzione è delegata a un Museo? Quella della conservazione? Non solo a mio avviso.
   A cosa serve la conoscenza? Certamente a essere consapevoli di ciò che è avvenuto.
   Genio o ingegno, talento o conoscenza?
   Non può esistere un’azione corretta e continuativa senza che si fondi su due presupposti ineliminabili.
   Un’azione può essere efficace e continuativa solo e unicamente se si fonda sull’elaborazione corretta di conoscenze acquisite.
   Dunque genio e ingegno, talento e conoscenza. Nonché rigore intellettuale.
   La conoscenza senza elaborazione rimane parziale, il talento senza conoscenza è certamente meno efficace dello stesso "colto" talento.
   Quale funzione è delegata a un Museo?
   Quella di produrre delle azioni fondate e conseguenti a una conoscenza specifica.
   Quella di produrre "cultura e arte" è certo una funzione più "alta" che non quella di conservare memorie.
   Lo stato italiano ha individuato 28 zone di antica tradizione ceramica, fra di esse Albisola Mare e Albisola Superiore.
   Nella stesura del disciplinare che regola la produzione di ceramiche dell’area Albisola si è allargata la zona sino a comprendere parte del territorio del Comune di Savona.
   Cosicché la zona D.O.C. comprende i due Comuni di Albisola e la parte a est del Torrente Letimbro del Comue di Savona.
   Cinque secoli di storia, 14 strutture museali (o raccolte, fra pubbliche e private), 36 fabbriche di ceramica, 18 sedi espositive (fra Gallerie d’arte, Circoli e Associazioni Culturali - di cui 13 solo ad Albisola) sono indubbiamente un patrimonio prezioso e raro.
   E’ più utile che tali organismi parlino ed interagiscano fra loro o è preferibile che operino in maniera non convergente?
   La mia convinzione e desiderio, il nostro (ovvero di coloro che collaborano al giornale, degli amici con cui a cena chiaccheriamo d’arte, della Fondazione Giuseppe Mazzotti) è quella di sviluppare un dialogo fra gli operatori culturali (14 "musei", 36 fabbriche, 18 "sedi espositive" oltre agli artisti "indigeni" e ai critici, ai collezionisti).
   E’ su questa convinzione assoluta che "il Tornio" in questa pagina vuole formulare alcune ipotesi in merito.
   Due in particolare le proposte.
   La prima suggerisce la possibilità di creare un Sistema Museo, ovvero mettere in contatto progettuale le varie realtà che già oggi offrono una buona e quasi completa offerta culturale.
   Dal Museo Manlio Trucco ove è possibile vedere ceramiche acheologiche e della produzione settecentesca e ottocentesca albisolese, al Museo Giuseppe Mazzotti 1903 con le sue ceramiche del novecento, dal Museo Sandro Pertini con opere di Morandi, Vedova , Messina, Sassu e tanti altri sino al Museo Renata Cuneo con le opere dell’artista.
   In questa prima ipotesi appaiono evidenti alcune carenze che a nostro avviso è necessario colmare per una completezza dell’offerta.
   Innanzi tutto la ristrutturazione del Museo Civico d’Arte Contemporanea di Albisola Marina con un rifacimento delle strutture espositive per dare effettivamente ed efficacemente la possibilità di allestire mostre temporanee. Oggi la struttura è, nel suo arredamento, rigida ponendo dei grossi limiti di adattabilità. L’attuale allestimento aveva in origine la sua funzionalità pensando a esposizioni di piccole testimonianze, ma oggi è necessario un altro tipo di struttura espositiva. Per capirci via tutti i pannelli e le bacheche fissate a terra, una grande sala libera da vincoli ove sia possibile esporre opere di dimensioni importanti o quadri con la possibilità di leggerli da una distanza maggiore.
   Sempre in via dell’Oratorio potrebbero essere fatti con una spesa modesta alcuni interventi a completamento del Museo.
   Poi, una rivisitazione della sala convegni (utile e più che mai necessaria per Albisola - tra l’altro in una posizione nodale nel paese), ma soprattutto una diversa destinazione d’uso delle tre sale attigue alla sala museale.
   Si potrebbe pensare alla creazione di un archivio delle opere (ceramiche e quadri) in possesso al Comune di Albisola Marina, alla creazione di in magazzino di servizio (utilissimo nel caso di mostre temporanee), alla collocazione di uno sportello dell’ufficio cultura. L’utilità di queste operazioni consiste per l’archivio di creare una maggiore facilità nell’effettuare prestiti verso altri Musei favorendo così un maggior interscambio culturale con Albisola. Tale maggiore funzionalità può sembrare di poca importanza ma, una duttilità in tal senso sta alla base di proficui ed efficaci scambi ed intrecci culturali. Inoltre, permetterebbe in ogni momento la visione delle opere di proprietà comunale da parti di studiosi, altri amministratori o invitati. Dunque una esposizione/conservazione non aperta al pubblico, ma uno strumento che permetta un facile e globale accesso a tutte le opere. Ma non solo: attraverso questa possibilità d’accedere alle opere, diventerebbe possibile allestire nella sala museale (secondo il calendario desiderato) delle mostre a tema (gli anni Cinquanta, le opere di Jorn, eccetera) e quindi, in quel caso, rendere visibile anche al pubblico un patrimonio culturale/turistico.
   Per ultimo, ma non meno importante, la creazione di uno sportello dell’ufficio cultura nei locali del Museo permetterebbe, l’apertura continuata dello stesso con evidenti vantaggi d’offerta turistico/culturale. Ricordiamo che oggi le sale sono praticamente sempre chiuse, che vengono aperte solo in occasioni di mostre per lo più organizzate da associazioni culturali che chiedono al Comune la disponibilità dei locali.
   Inoltre avendo la Regione Liguria indicato degli standard minimi per lo status di Museo, fra cui 28 ore settimanali di apertura al pubblico, tale soluzione permetterebbe al Museo Civico di rientrare negli standard.
   La seconda emergenza sta nel recupero di Villa Jorn che dovrebbe diventare non solo luogo espositivo delle opere del maestro danese, ma anche (soprattutto per la sua specifica collocazione e fisionomia) un "faro culturale". Ovvero una struttura culturale in grado di percepire i segnali che nel mondo dell’arte contemporanea vengono lanciati. Un faro che guarda il mondo e nello stesso tempo trasmette quello che in Albisola avviene.
   Come fare? Certamente destinando una palazzina a Museo e l’altra a Foresteria, in modo da poter ospitare artisti, critici (ricevere segnali) in Albisola che al loro ritorno a casa diffondono, avendolo vissuto, ciò che in Albisola avviene.
   Perché ciò sia efficace e corretto devono essere nominati un direttore e una commissione preparata, colta, anche del territorio, e capace al dialogo.
   E’ necessario altresì che gli artisti (o i critici) invitati siano affini alle caratteristiche genetiche di Albisola (altrimenti avviene il rigetto) e che siano messi in effettivo contatto con l’ambiente culturale artistico locale per favorire uno scambio creativo.zione di quanto sopra. Ma purtroppo così non è! Passano le amministrazioni, cambiano colore ma il risultato non muta.
   Questi due interventi rivestono molta importanza e sono determinanti per il ruolo che Albisola Mare vorrà avere nel futuro. Chi dice a parole di credere nell’arte e nell’importanza della cultura e del ruolo di Marina basterebbe che per essere creduto portasse avanti con efficacia la realizzazione di tali minimi programmi.
   Neppure va dimenticata la donazione che con grande amore Milena Milani sta offrendo al Comune di Savona. Si tratta di opere importanti del Novecento, opere legate al periodo d’oro degli anni cinquanta e sessanta albisolese. Spetterà al Comune di Savona trovare loro la giusta collocazione.
   A questo nucleo si aggiungono, a contorno, altre raccolte meno specifiche relativamente alla ceramica. Si tratta, però, di musei e raccolte importanti e di rilievo: la Pinacoteca di Savona (che conserva anche le ceramiche dell’Ospedale San Paolo), il Museo Archeologico, la Quadreria del Seminario Vescovile, il Museo del Tesoro della Cattedrale di N.S. Assunta e il Museo della "A Campanassa".
   Un discorso a parte va invece fatto per tre raccolte di assoluto rilievo, tre raccolte private che conservano testimonianze importantissime per la ceramica albisolese del novecento.
   L’Archivio Tullio d’Albisola, che gli eredi dell’artista, Esa Baldantoni Mazzotti e il figlio Giovanni Rossello, conservano con attenzione; la Raccolta San Giorgio, recentemente organizzata da Giovanni Poggi e dal figlio Matteo, testimonia il legame della fabbrica con gli artisti che la hanno frequentata; il Giardino Pacetti, adiacente la fabbrica Sudio Ernan; purtroppo in questo caso l’incuria nella conservazione non rende il giusto merito alle opere li collocate.
   Dunque di opere e testimonianze ve ne sono certamente in abbondanza sul territorio si tratta di legarle fra loro. Un’ipotesi di soluzione che ci permettiamo di proporre sarebbe quella di individuare un Ente capofila che coordini un dialogo fra i vari musei e raccolte.
   Senza nulla sottrarre all’autonomia gestionale delle singole realtà si potrebbe, solo per iniziare, pensare a un calendario coordinato, a una guida per la visita comune o omogenea, a forme di pubblicità comuni. Senza per altro contare il maggior peso che si avrebbe nella richiesta di contributi e sponsorizzazioni.
   Una sinergia in tal senso creerebbe con poca spesa un sistema museo forse unico in Italia.
   Continuando si potrebbe sviluppare tale sistema museo con l’inserimento di due altri tasselli non meno importanti.
   L’istituzione di un "museo" della lavorazione ceramica ove allestire un percorso esplicativo e dinamico illustrativo dei metodi di lavorazione (che potrebbe essere complementare alla Scuola di Ceramica, oggi in via di ristrutturazione e spostamento senza che se ne capisca l’effettiva finalità, ma senza, soprattutto, programmi chiari e utili al mondo artigianale).
   L’evidenziazione di un percorso che faccia emergere le opere presenti sul territorio.
   Si tratterebbe anche in questo caso di un minimo di coordinamento fra, per esempio, i due Comuni albisolesi per l’individuazione di una segnaletica comune e di una piccola guida.
   Questa la prima ipotesi.
   L’individuazione di un Ente capofila che coordini un sistema museo.
   La seconda ipotesi è invece di maggior rilievo economico e riguarda la "costruzione" di una struttura Museo, ovvero la costruzione vera a propria in un edificio di un Museo della Ceramica, che comprenda unitamente tutti i capitoli di rilievo, dai reperti archeologici alle ceramiche negli stili classici del repertorio, dai metodi di lavorazione a una biblioteca specifica, dalle ceramiche futuriste a quelle degli anni Cinquanta e Sessanta sino alla produzione contemporanea.
   Accanto al Museo con la "M" maiuscola comunque dovrebbero essere pensate la ristrutturazione (e messa in attività) di Villa Jorn e la creazione di una sala espositiva per mostre temporanee dignitose e funzionali.
   Tale seconda ipotesi è certamente più impegnativa sia dal punto di vista economico che progettuale, ma comunque non ridurrebbe l’interesse per un coordinamento fra le strutture già esistenti che per altro potrebbe essere propedeutico e d’appoggio, nella fase progettuale, per un costituendo Museo della Ceramica.
   L’ambizione di questa seconda, ma più alta, ipotesi progettuale ci fa fare un passo indietro lasciando agli Enti Pubblici la volontà politica e la determinazione per arrivare alla progettazione "esecutiva" (e non solo di enunciazioni sterili) di un Museo di cui si parla, solamente, da oltre vent’anni.
   Da parte nostra cercheremmo di sensibilizzare i nostri lettori, gli artigiani, gli artisti e tutti gli operatori culturali perché cresca la voglia di vedere finalmente un vero Museo della Ceramica; forse Albisola se lo merita, certamente produrrebbe reddito non solo per i ceramisti ma per tutto il tessuto produttivo turistico.




 
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