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Come se si fossero "posati" sul verde appena oltre la porta in mattoni, trovate i quattro "tappeti" da preghiera segnati da un'impronta profonda e suggestiva: è l'installazione pensata nel 2000 da Patrizia Guerresi, artista versatile nelle tecniche e nei materiali ma da sempre particolarmente affezionata alla ceramica, che interpreta con grande originalità.
Nel catalogo della seconda edizione di "un Giardino Museo" Patrizia Guerresi spiegava così la sua opera "Il tappeto in terra diventa per me un atto di devozione. Qui l’essere umano si concentra, dedicando anima e corpo. L’impronta dei piedi denuncia un passaggio di energia".
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A Pasetti si deve anche il ritratto di Sinker collocato nei pressi dell'albero al centro del prato: Sinker era un cane lupo che negli anni Ottanta è stato fra gli animatori fissi della Fabbrica Giuseppe Mazzotti.
Al cane era stato dato questo nome "classico" delle tavole da surf adatte alle grandi mareggiate. L'opera è del 1988.
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Questa massa quasi informe sono i resti di un'infornata fusa per un incidente di cottura nel 1975.
Lastre, vasi e pezzi vari, deformati e stravolti dal calore hanno accidentalmente acquisito una certa grazia spontanea che ha convinto Bepi Mazzotti a conservarli: documentando così un altro possibile esito del processo di lavorazione.
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Bisogna alzare la testa per scoprire l'opera di Sandro Lorenzini, installata nel 1999 sopra la porta in mattoni che divide il giardino. È un'anfora, quindi la più classica delle forme, allungata e protesa fino a deformarsi e a suggerire la figura di un centauro, una creatura mitica che ruota su se stessa grazie al perno girevole che la sostiene. È in gres colorato da ossidi e smalti.
Sandro Lorenzini dai primi anni Ottanta ad oggi non ha cessato di essere presente ai maggiori concorsi di ceramica internazionali. È stato premiato al Concorso Internazionale di Faenza, alla Biennale di Vallauris in Costa Azzurra, al Concorso Nazionale di Santo Stefano di Camastra (Sicilia) e alla Triennale della Ceramica di Mino in Giappone.
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Questa scultura è stata realizzata dal torniante di Casa Mazzotti, Claudio Mandaglio, ed è stato collocato nel giardino nel 1987: si tratta di un micio dall'aria divertita e orgoglioso del suo papillon.
I due cilindri che costituiscono il corpo del gatto sono quelli che escono comunemente dalla macchina impastatrice utilizzata nella preparazione dell’argilla per la lavorazione.
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È di Adriano Leverone questa opera realizzata in gres dalle forme morbide, suggestive e seducenti, curvilinee esaltate dalla profondità del colore blu che si alterna in fasi di opacità e altre di lucentezza, in un ritmo consapevole e molto efficace.
L'anno di realizzazione il 1999.
Adriano Leverone è un abile ceramista che ha partecipato ad alcune edizioni del Concorso Internazionale di Faenza dove è stato premiato per il suo lavoro.
Ha vinto inoltre il primo premio per la scultura alla decima edizione di Etruriarte del 1999.
Nel 1997 ha curato il corso di gres presso la Scuola di Ceramica di Albisola Superiore.
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In questa minuscola aiuola ricavata sul lato della porta in mattoni, Attilio Antibo ha realizzato nel 2000 il suo Canneto: un lavoro polimaterico che evoca tutto intero un ambiente di palude, con tanto di canne e ranocchio policromo.
Antibo nasce nel 1930 a Savona ed è uno degli autori più rigorosi del panorama artistico ceramico. Viene premiato al primo Concorso Nazionale della Ceramica d’Arte di Savona del 1986.
Con le sue opere ha esposto alle più qualificate esposizioni mondiali, fra cui nel 1992 alla Biennale della Ceramica di Shigaraki in Giappone.
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Assai compatta questa colonna in gres realizzata nel 1990 dall'argentino Carlos Carlé: una colonna divisa a solidi blocchi e colorata con ossidi. Carlos Carlè è uno dei ceramisti più importanti sulla scena mondiale, argentino di origine, savonese di adozione, ha partecipato con i suoi lavori a qualificate rassegne in tutto il mondo, dalla Francia al Giappone, lavorando la ceramica in Brasile, nei Paesi Bassi, Danimarca con importanti riconoscimenti di critica.
Personaggio quasi atipico nel mondo chiassoso dell’arte, in occasione della consegna dell’Oscar di Albisola, riconoscimento attribuitogli nel 1987 dall’amministrazione comunale di Albissola Marina, invitato a parlare rispose "di me preferisco parlino le mie opere".
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Appoggiata al muro del negozio, trovate l'installazione realizzata nel 2001 del savonese Enzo L'Acqua, impostata sulle relazioni fra forme ovoidali purissime, ripetute e replicate su lastre ingobbiate, disposte una accanto all'altra nello spazio.
Enzo L’Acqua negli anni Sessanta ad Albisola conosce i più importanti artisti contemporanei.
In un catalogo del 2001 dichiara che i suoi riferimenti sono stati Lucio Fontana e Tapis per la forza espressiva, Mondrian per la rigorosità pittorica, Klee per la visione dello spazio e del colore. Nel 2002 una sua monografia antologica viene presentata nel Giardino Museo.
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Accanto, sempre lungo il muro, i lavori "informali" di Tullio Mazzotti, detti "ceramica boom", nati da un'idea ludica ma decisamente efficace nei risultati pur così "sperimentali": si tratta, infatti, di blocchi d'argilla fatti esplodere collocandovi dei petardi all'interno.
Il gusto divertito e sperimentale che ha suggerito all'autore questo anomalo modo di procedere (da non dimenticare che questi pezzi sono stati fatti negli anni Settanta, quindi ben prima che Tullio Mazzotti definisse la propria identità di artista e ceramista figurativo che gli appartiene) è dissimulato dalle realizzazioni concrete, molto prossime al linguaggio informale.
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Roberto Bertagnin è presente nel giardino attraverso alcune opere, eseguite nel 1960: si tratta di due lastre collocate sul muro della fabbrica, i cui rilievi descrivono alcune fasi della lavorazione artistica della ceramica, come avviene all’interno della manifattura.
Roberto Bertagnin raffinato scultore è stato insegnate e preside al Liceo Artistico di Savona Arturo Martini.
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È sempre del maestro Roberto Bertagnin, collocato sul muro che costeggia la scala, un altro grande rilievo policromo che racconta la preparazione della legna per il forno.
In occasione del centenario della manifattura lo scultore ha modellato una medaglia a ricordo su cui è apposta l’effigie di Giuseppe Bepi Mazzotti.
Tale medaglie si affianca a quelle realizzate da Giacomo Manzu, per il cinquantesimo, e di Eliseo Salino, per il settantacinquesimo anniversario di fondazione.
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Questa figura bianca, sofferente, antropomorfa è stata modellata nel 1972 dal genovese Flavio Roma. Lo stile è barocco, l'intenzione espressionista, lo spirito prossimo a una dimensione sacra.
Flavio Roma è un artista che da sempre si confronta con la materia ceramica. Attualmente ha uno studio in Piazza Sant’Antonio ad Albissola Marina dove è possibile avere una panoramica più ampia del suo lavoro.
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L’opera di Giampaolo Parini eseguita nel 2002 è immersa nella vegetazione, si tratta di una Dafne in versione contemporanea: un busto femminile che scaturisce da una colonna intarsiata alla base di elementi vegetali.
Giampaolo Parini è nato nel 1941, ha studiato a Bologna e Firenze, è stato docente di discipline pittoriche al liceo Arturo Martini di Savona.
Nel 1970 ha vinto il Premio Suzzara e nel 2001 il Premio Anthia.
Di se stesso dice "Non ritengo di essere ceramista nel senso che non faccio ricerca nè sperimentazioni, però la terracotta è il linguaggio (tra le innumerevoli tecniche ceramiche) che mi è più affine".
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Al lato sinistro della panchina, troviamo il lavoro di Giovanni Tinti.
Tre elementi ricomposti insieme a formare un corpo colonnare dalla modellazione raffinata, che mima quasi l’apparenza di un fungo atomico, o meglio un’esplosione di vita che scaturisce spontanea da una sorta di fantasioso albero, con forme organiche in rilievo, dipinte in blu su fondo maiolicato bianco.
Giovanni Tinti è il decano dei pittori savonesi, insieme all’amico Luigi Caldanzano.
Tinti è nato a Cairo Montenotte nel 1917. La sua prima mostra è del 1953 con la partecipazione alla Biennale di Monza.
Nel 2001 è stata pubblicata e presentata a Villa Cambiaso una sua monografia.
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Sopra l’aiuola che costeggia il corpo della fabbrica è posta la complessa e ricca decorazione di Rolando Giovannini.
Una bordura di piastrelle in cotto, monocrome, dalla decorazione a incisione volutamente scabra e semplice, sottostanti le finestre del corpo di fabbrica, formano due modanature, superiore ed inferiore, che chiudono quattro grandi pannelli in smalto mat, a richiamare l’epoca futurista.
Rolando Giovannini è preside alla scuola di ceramica di Faenza, quindi esperto ceramista, ma anche validissimo designer.
Egli ha pubblicato alcuni importanti volumi sulla decorazione delle piastrelle da rivestimento.
Personaggio attivissimo è stato fra i promotori del Museo della Ceramica di Spezzano a Fiorano Modenese.
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Accanto alla fontana in ceramica troviamo il grande pannello di Raimondo Sirotti: un impasto di argilla tagliata a riquadri, maiolicata e dipinta a smalti e colori sfumati, pieni di sensibilità "atmosferica". Raimondo Sirotti nasce a Bogliasco in provincia di Genova nel 1934.
È presente nel panorama italiano dell’arte contemporanea dagli anni Cinquanta, infatti nel 1956 vince il V Premio Nazionale di Pittura "Cesenatico" con una giuria presieduta da Carlo Carrà.
Nel 1968 durante un viaggio in Inghilterra approfondisce una ricerca sulla funzione della luce nella pittura, ricerca che continua ancora oggi nel suo lavoro.
Nel 1991 esegue per il teatro Carlo Felice di Genova due grandi arazzi che arredano il Foyer.
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Questo dondolo è dipinto a quattro mani da Deanna Ciarlo e Nico Librandi, i pittori della fabbrica, entrambi allievi di Torido Mazzotti.
È in ferro smaltato, la seduta e lo schienale in legno decorato con smalti a freddo in stile Antico Savona.
È una testimonianza della grande capacità decorativa di cui sono dotati questi pittori, ma vuole anche essere quasi un gioco surreale dove la decorazione più tipica della produzione corrente viene trasferita su un materiale non ceramico.
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Questa installazione realizzata in ferro e ceramica è di Barbara Mignone, giovane artista albisolese.
Dopo il Liceo Artistico si trasferisce a Milano e si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera, ha partecipato a stage di scultura a Barcellona (Spagna) e a Grancona (Provincia di Vicenza).
L’opera è intimistica, quasi sofferta, oggetto della scultura sono canne di bambù in ceramica "imprigionate" all’interno di una struttura metallica.
Come per Giampaolo Parini, l’opera di Barbara Mignone si inserisce nella vegetazione del Giardino Museo compenetrandosi ad essa.
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Questa "panchina" è stata modellata da Dario Bevilacqua, torniante ceramista che lavora nella manifattura Pierluca di Albissola Marina.
È un opera che si muove verso il concettuale, su due delle tre sedute c’è l’impronta del fondoschiena e, nella parte verticale, quella della spina dorsale di un ipotetico visitatore.
Come per Patrizia Guerresi, anche Dario Bevilcqua usa l’argilla morbida per testimoniare l’importanza dell’essere umano attraverso un segno, quello lasciato dalle parti che si appoggiano sul materiale ancora fresco.
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È di Gino Peripoli questa testa coloratissima eseguita partendo da un vaso realizzato al tornio. L’artista veneto nato nel 1962 vive e lavora a Schio in provincia di Vicenza.
Il modellato di quest’opera è vivace, forte, la pittura e la scultura rivelano la stessa essenza: l’azione. Peripoli è come le sue opere: attivissimo. Nel 2002 su invito di Franco Dante Tiglio partecipa alla mostra le Maschere di Ubaga, paese ubicato sopra le alture di Imperia.
Per Preripoli pittura e scultura, colore e materia si intersecano in modo profondo.
Ha esposto a Venezia, Urbino, Udine, Milano, Francoforte, Berlino, Amsterdam.
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È Claudio Manfredi l’autore di questa panchina. In quest’opera il gioco di intersecare uso, ceramica e arte è profondo.
Non solo la materia viene utilizzata per realizzare una panchina, forzandola nella sua funzione primaria rivolta alla realizzazione di vasellame e statuine o, nel caso artistico rivolta verso il modellato, ma qui lo scopo è di negare la realtà attraverso la rappresentazione di un divanetto baroccheggiante.
Ovvero si arriva al surreale non solo nella rappresentazione tridimensionale, ma anche in quella concettuale.
La materia e la forma non si sposano, né la collocazione di un tale oggetto è appropriata al luogo, sembra tutto falso, ma non è così.
Manfredi è un abitué del Giardino Museo e della fabbrica, come tale ha voluto giocare con la materia ed eseguire un oggetto casalingo a significare un rapporto quasi intimo con il luogo.
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Ylli Plaka (2009) ha voluto invece, per questo giardino, modellare in gres un gufo, essenzializzato dalla forma del becco e degli occhi che sono spalancati, grandi e ben attenti a vigilare dall’alto del palo dove è stato posizionato tra le foglie dell’albero di nocciole.
Ylli Plaka
Nato a Tirana il 4 Gennaio 1966, nella stessa città si diploma in scultura e ceramica all'Accademia di Belle Arti dove ha seguito i corsi dello scultore Thoma Thomai. Si trasferisce in Italia nel 1991. Vive e lavora a Savona. "Plaka riesce a creare un mondo che è spettacolo, dramma, e commedia al tempo stesso. Tra realtà e immaginazione, tra rappresentazione e invenzione, c'è un spazio"neutrale" che Plaka occupa di prepotenza e dove egli riesce a creare le sue nuove immagini. Metafore e simboli li sono propri: li adopera spontaneamente, come una magia o un mistero. Egli è spontaneo e naturale, istintivo e schietto, non arzigogolato. Cosi, appunto, sono le sue immagini, come un riflesso della memoria, come un estro profondo che è sempre spontaneo e diretto. Ora si trova in condizione favorevoli per arrischiarsi a qualunque impresa. Cosi adesso, nel panorama ligure, è una tranquilla e forte promessa". "Plaka rappresenta insieme il talento e la volontà di affermare (o riaffermare) il proprio posto nel mondo. Artista di origine albanese ha saputo negli ultimi anni conquistare un posto di primo piano nel mondo dell'arte ligure e nazionale".
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Silvia Calcagno e Carlos Ferrando (2009) hanno realizzato in gres un animale, appena accennato nella forma, ricco di aculei pericolosissimi, affiorante dall’acqua
Silvia Calcagno
Nata a Genova nel 1974, ceramista, designer e videomaker, vive e lavora ad Albissola. Si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Genova e nel 2005 ottiene la qualifica regionale di Ceramista Designer in Grés. Il linguaggio ceramico e i video costituiscono i mezzi espressivi attraverso cui l’artista meglio riesce a tradurre la sua poetica . L’intero corpo femminile è il fulcro della sua riflessione artistica. La dicotomia anima-carnalità sintetizza il dolore esistenziale e la profonda difficoltà di accettazione della condizione umana, dove il corpo di donna, sensuale e plasmato per librarsi in una danza leggera, è condannato ad una vita che è necessariamente fisica. Tale dolore si esprime a volte in modo criptico, attraverso sculture ceramiche simili a lande deserte con piccole pozze d’acqua cristallina e crateri di "rabbia inesplosa".
Carlos Ferrando
Nasce a Castellò de la Plana - Spagna il 6-2-1978. Vive e lavora ad Albissola Marina. Nel 2004 consegue il diploma di Ceramista al corso di Grès e Porcellana all’Istituto Ballardini di Faenza. La terra "spoglia" da smalti,frequentemente congiunta a materiali poveri come il ferro alterato dal tempo è l’ elemento che al meglio esprime il "sentire" di un’anima silenziosa. In scultura questa insolita coscienza si esprime attraverso l’uso della terra e del fuoco,un percepire enigmatico che si manifesta in modo schivo quanto audace dando origine a "creature", intense e forti ma al contempo eteree ed inafferrabili,sempre avvolte da una terrena spiritualità,nate da una capacità tecnica di indiscutibile livello alimentata da una continua sperimentazione.
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È del 2004 il grande pannello di Giorgio Moiso, creato in terracotta, smalti e interventi in oro a terzo fuoco. È stato posizionato in uno degli angoli più vissuti del giardino. Infatti sovrasta il grande tavolo attorno a cui, spesso, si cena e si discute d’arte.
Giorgio Moiso
Nasce a Cairo Montenotte (Savona) nel 1942. Pittore, musicista, artista riconosciuto a livello nazionale ha vissuto un ampio percorso creativo intersecando pittura, gesto, segno, musica, concetto. Attraverso il suo successo ha ulteriormente contribuito a mantenere vivo il nome di Albisola quale Libera Repubblica delle Arti. È mediante il segno, il colore, il gesto, i ritmi che nascono le sue opere che negli anni si sono trasformate dal figurativo iniziale alla forte contemporaneità di un arte che si libera dal concetto di opera in quanto tale per arrivare a essere espressione, concetto, performance. Con Mosio la ceramica trova una nuova collocazione pittorica e spettacolare, artistica.
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Ride l’Oca di Luciana Bertorelli (2008) un lavoro delicato, gioioso, con un’espressione che travalica l’animalità per avvicinarsi al sorriso, creata in terracotta è stato posizionata sull’erba poco distante da altre figure animali.
Luciana Bertorelli
Nasce a Bedonia ( Parma ). A Genova si diploma al Liceo Artistico "N.Barabino". Attualmente vive e lavora a Savona. Dipinge da sempre,prediligendo una tecnica fortemente materica attraverso l'assemblaggio di vari materiali che l'avvicinano naturalmente alla scultura. Ad Albissola Marina si accosta al meraviglioso mondo della ceramica. Predilige le terrecotte e le terre refrattarie, trattate con smalti, ossidi ed engobbi: sculture a tutto tondo,piatti,anche di grandi dimensioni, lastre che lacera con veri e propri tagli in una ricerca continua di equilibrio ed armonia con sè stessa e col mondo esterno. Alterna la tecnica Raku che le ispira forti sensazioni legate alla Terra, al Fuoco ed all'Acqua che sente di vitale appartenenza per la sua arte legata in modo viscerale alla terra natale aspra e calorosa, vitale e sanguigna.
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Tullio Mazzotti presenta due opere. La prima è un bambino in terracotta, che i lavoranti della fabbrica hanno soprannominato Pierino; si tratta di una scultura assemblata con forme pure realizzate al tornio (2003). La seconda è un cubo in oro a terzo fuoco (2006); è questa un’opera fortemente concettuale infatti all’interno di essa ci sono alcuni pezzi di ceramica non visibili che sono di esclusiva appartenenza intima e che rappresentano il nostro vissuto, mentre l’esterno del cubo, le superfici sono scalfite da segni di ruote di bicicletta, pavimenti, ghiaia, terreno e rappresentano le influenze che il mondo esterno lasciano su di noi, visibili allo sguardo altrui in contrapposizione ai contenuti più intimi e personali.
Tullio Mazzotti
Nasce nel 1957 a Savona, ceramista albisolese alla quarta generazione. Per Tullio l’arte è qualcosa di quotidiano. La sua prima esperienza creativa, l’arte Boom, è ricerca della bellezza estetica e materica. Poi la frequentazione successiva del liceo artistico fa crescere in lui la passione per il disegno; "un tratto sottile e irreale capace di creare fantasie o esternare i propri sogni". Tutto ciò che lo circonda e lo emoziona diventa soggetto nei suoi lavori, una sorta di nuova ritrattistica dove la realtà è mediata da ciò che gli occhi vedono e dalle sensazioni/emozioni di quel momento. Poca importanza ha la materia su cui egli opera, sia essa una tela, piuttosto che un foglio di carta; poca importanza hanno i colori o i pennelli, usa solo colori primari, usa pochissimo i pennelli, molto le dita delle mani e il cuore.
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Franco Bratta (2006) ha modellato in terracotta un coccodrillo che si muove nell’erba, piccolo nelle dimensioni ma possente dalla forma,
Franco Bratta
Figura di spicco del panorama artistico albisolese, considerato ai vertici europei per il suo modo così originale e sentito di realizzare opere legate al mondo degli animali. le sue esperienze dirette in africa, nei villaggi, a contatto con la gente del luogo, gli ha permesso di sviluppare una sensibilità straordinaria, capace di rendere vive le sue ieratiche sculture ceramiche o i suoi bronzi che reinterpretano leoni, pantere, scimmie, gorilla, dove insieme alla sintesi della forma e alla sapienza nel lavorare i materiali emerge la purezza, il mistero, la forza nobile della natura. Ogni sua opera, grazie a questi valori intangibili ma al tempo stesso potenti, dona allo spettatore l'emozione primitiva di un'arte che non ha bisogno di orpelli critici per arrivare diretta al cuore. Franco Bratta vive e lavora ad Albisola e Biot (France). Le sue opere sono esposte in tutta europa, trovano collocazione in numerosi musei ed in importanti collezioni private. Durante la sua carriera è stato premiato più volte per l'originalità del suo lavoro.
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Sempre del 2003 è l’installazione di Lucrezia Salerno. Due vasi scultura, che modellati ancora freschi diventano due visi contrapposti, quasi in discussione fra loro, ma saldamente uniti da un trave in legno che sembra equilibrare anche le loro anime.
Lucrezia Salerno
artista visiva, vive e lavora a Genova. La ricerca che porta avanti vede l'uomo al suo centro, il suo quotidiano e il suo vissuto, attraverso opere bidimensionali e tridimensionali. Artisticamente ha iniziato nel 1991, lavorando sul concetto di spazio-memoria, spazio-interiore: "dando tangibilità, anche in senso tattile, al concetto sotteso alla sua visione del mondo, all'identità e la sua perdita, all'insondabilità dell'io, allo scambio simbolico tra la realtà e l'immagine". Partecipa a concorsi e mostre in Italia e all'estero, a Genova è presente nella collezione del Museo D'Arte Contemporanea di Villa Croce.
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Il lavoro di Aurelio Caminati è del 2003, si tratta di una scultura complessa, sofferta, quasi la materializzazione di un sogno, è realizzata in terracotta con interventi cromatici a freddo.
Aurelio Caminati
Nasce a Genova, dove vive e lavora; dal 1949 ha svolto un'intensa attività espositiva con numerosissime mostre personali e collettive sia in Italia che all'Estero ed ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1956. Da un'iniziale adesione al Neorealismo, durante la quale i soggetti favoriti sono stati personaggi della vita quotidiana, è passato alla realizzazione di falsi collages, composti con frammenti di quadri famosi riprodotti sulla tela, e a una pittura inquietante, con raffigurazioni di ombre e spettri. La sua ricerca figurativa si è allargata anche all'Iperrealismo. Numerose sono le manifestazioni nazionali e gli eventi internazionali che lo hanno avuto come protagonista fra le altre, VII Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma; XXVIII Biennale Internazionale d'Arte di Milano; Salon de Mai al Musè d'Art Moderne di Parigi; X Biennale Internazionale d'Arte di Mentone; I Biennale d'Arte di Genova; Pittori Genovesi a Berlino; Mostra Internazionale di Obra Grafica a Bilbao; "Genova il Novecento" a Genova e Buenos Ayres. Dal 1975 al 1981 ha eseguito numerose "trascrizioni animate". Sue opere in ceramica sono al Museo Mazzotti di Albisola Marina. Nel 1989 ha vinto il concorso per due affreschi del nuovo Teatro Comunale dell'Opera di Genova.
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Aldo Pagliaro (2008) ha invece creato, decorandolo con smalti colorati, un feroce caimano con le fauci aperte, in agguato tra la vegetazione.
Aldo Pagliaro
nasce a Buenos Aires nel 1941, vive e lavora dal 1975 ad Albissola Marina, dove sviluppa la propria arte nello studio di Pozzo Garitta. Le sue opere creano un ponte di collegamento tra passato, presente e futuro interpretando gli effetti dello sviluppo tecnologico con colate grigie soffocanti e segni di ingranaggi inarrestabili che incidono una natura vergine, creando voragini profonde da cui emerge il rosso del sangue, testimonianza dei sentimenti di dolore che accomunano tutti gli uomini. A partecipato a molte mostre nazionali ed internazionali e le sue opere arricchiscono numerose collezioni private di prestigio.
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NERO Alessandro Neretti 2015
Visi Vasi
Un lavoro recente di un giovane ceramista faentino, che ha tratto da vasi realizzati al tornio dei visi.
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Ennio Sirello 2016
Un grande piatto realizzato a smalti.
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Gianluca Cutrupi 2023
Rinoceronte