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"APA ALBISOLA POGGI ASSALINI"
Donne protagoniste nella ceramica
di Silvia Bottaro
Citando Albisola sovviene alla memoria il periodo più famoso vissuto da questo importante luogo ligure: quello compreso tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento. Ma per far si che un punto geografico si identifichi con la storia della ceramica è necessario che singolari personaggi ne abbiano scritto la trama. Lina Poggi Assalini dal 1923 compila pagine irripetibili grazie alla sua straordinaria esperienza di donna ceramista, pittrice, scultrice, promotrice infaticabile di un'immagine di Albisola legata alla tradizione ceramica. E' interessante riflettere su come la vita d'artista di Lina Poggi Assalini abbia avuto uno sviluppo in parallelo con quello della sua città di adozione (lei proveniente da Savona a soli sedici anni entra nella Cooperativa Ceramiche Poggi di Albissola Marina nel 1923, seguendo il suggerimento del pittore Amleto Modolo). Sulla sua vita, ha già scritto da par suo Federico Marzinot curando la mostra che il Comune di Albissola Marina le ha dedicato Lina Poggi: 70 anni di ceramica ad Albisola, svoltasi dal 17 al 29 giugno 2000). Lina Poggi è oggi la decana dei ceramisti di Albisola ma, i suoi lucidissimi ricordi, le sue attente analisi (mi riferisco al suo intervento alla premiazione della Biennale della ceramica organizzata dal Circolo N. Poggi nella sede del Museo civico d'Arte Contemporanea di Albissola Marina del luglio scorso) hanno s" ricordato le difficoltà con le quali lei ha operato, ma hanno sottolineato l'amore, la forza nel cercare di essere se stessi, nel ricercare l'originalità e l'essenzialità attraverso un rigoroso lavoro di approfondimento storico, decorativo, iconografico.
Nel nostro Paese sono davvero poche le donne che sono state protagoniste nel campo della ceramica: da Elena Konig Scavini (ceramiche Lenci) a Maria Clotilde Camisasca (co-fondatrice della Società in Nome Collettivo Ars Pulchra), a Clelia Bertetti (manifattura Le Bertetti). Ad esse si affianca a pieno titolo Lina Poggi Assalini. La sua voglia di creare era probabilmente innata, poi coltivata frequentando il corso triennale della scuola P. Giuria di Savona (1921-'23). Il suo talento, si è affinato sotto la guida dei maestri Peluzzi, Gambetta, Di Massa. Lettrice accanita di libri d'arte, presente agli eventi culturali (ricordiamo la sua frequentazione alla galleria Dei Leuti vicina alla fornace di via Isola), appassionata nel discutere d'arte e di ceramica con gli amici; tutto ciò connota la sua personalità decisa, presente al suo tempo, sensibile alle evoluzioni, artista per sé ma attenta a dare agli altri spunti, momenti di riflessione per far crescere l'idea creativa. La mostra sopra citata ha dato modo di vedere le sue opere ideate tra il 1929 ed il 1990: il comune denominatore che ha mosso la mano, la fantasia di Lina Poggi è stata l'innovazione e la ricerca della linearità, rigorosità della forma. I suoi ritratti (quello del marito Domenico Poggi) mettono in luce l'introspezione psicologica, incidendo con la stecca la materia e ricavando poesia da quei volti. Dal 1929 assume la titolarità della ditta che produce stoviglie assieme alle ceramiche artistiche fino agli anni Trenta. Viene riscoperta la maiolica ligure (stile antica Savona, il Levantino, il Valente, il Decò, il persiano, il mèzaro) nella decorazione, ma alla fine degli anni Trenta sente il bisogno di creare qualcosa di suo. Nascono, oggetti (forme e decori) molto vicini allo stile Novecento, prodotti seriali, anche per aziende importanti (Novi Cioccolato, Perugina, Venchi Unica). Questa innovazione fa s" che la ditta Poggi ceramiche d'arte sia presente alla Triennale di Milano, e la critica a partire dal 1936 parlerà dell'unicità di Lina Poggi Assalini. Le sue creazioni, mettono in rilievo le difficoltà tecniche che affronta (l'uso degli smalti fusi, opachi, lucidi), la raffinata modellazione di certi suoi volumi (le mascherine, la Testa di donna) e, soprattutto, l'invenzione dei vasi stropicciati: ottenuti facendo un piegamento manuale del vaso a crudo, riuscendo ad avere una sorta di mosaico o l'impressione del vetro colorato fuso, e non della ceramica come ebbe modo di scrivere Grio nel suo articolo del 2 luglio 1938 pubblicato sul Giornale di Genova. Giò Ponti si era interessato a queste particolari ideazioni presenti alla VI Triennale di Milano (1936).
Nel 1946 Lina Poggi si associa a Mantero, Rosso e Platino facendo nascere la Ce.As. (Ceramisti Associati). Compare, contemporaneamente, il granulato mat, un fondo ruvido bianco sul quale la Nostra artista inventa un nuovo repertorio decorativo: le figurette campestri policrome, oppure il tema delle Quattro stagioni. Le figurette sono in rilievo usando lo smalto lucido policromo che contrasta con il fondo ruvido granulato mat: il risultato è quello di oggetti di uso comune (servizi da tavola) aventi un messaggio di serenità desunto dalla natura. Il concetto del vaso ha sempre interessato Lina Poggi Assalini (vaso non vaso premiato nel 1954 al Concorso nazionale di Albisola, oggi conservato al Museo M. Trucco di Albisola Superiore) tanto che il suo grande vaso Intreccio di rami, da lei definito vaso non vaso, trova il commento di Emilio Zanzi che rimane colpito per l'originalità della ideazione e per il colore azzurro, un Vaso ideale che scrive Zanzi non può contenere né acqua, né terra, né fiori, né fronde ma soltanto luce solare e selenica.... Nel 1954, lasciata la Ce.As, Lina Poggi riprende l'attività creativa nella propria fabbrica di via Isola (la ragione sociale era APA Albisola Poggi Assalini), continua nella ricerca di nuovi motivi iconografici (vegetali ed animali) e nella vicina galleria Dei Leudi propone e sviluppa la propria attività (nel 1957 la inaugura con una mostra dedicata a Mario Gambetta).
Un altro grande vaso lo ha realizzato nel 1990 quando per la tradizionale festa del Confuoco ha creato per la A Campanassa di Savona uno spettacolare manufatto artistico: il vaso è stato foggiato da Lucio Zampacorta, decorato all'età di 83 anni da Lina Poggi raffigurando Via alla Chiesa e, poi, cotto nella antica fabbrica La Fenice di Rina Moliardo, sua allieva. L'altro lato del Vaso rappresenta l'interno di una fabbrica di ceramica con la presenza di Maria Giuseppa Rossello, la santa albisolese, che da bambina ha praticato l'antica tradizione di fare le figurette del presepe con la ceramica.
L'amore per la sua terra e per la ceramica ha portato Lina Poggi Assalini, assieme a Ivos Pacetti e Torido Mazzotti, a volere il marchio dell'Associazione Ceramisti di Albisola, un modo per difendere, far crescere, far conoscere il lavoro, le creazioni dei ceramisti albisolesi.
Luigi Pennone definiva la scià Lina alla francese: un petit bout de femme per via della sua energia, della sua costanza e caparbietà, della sua volontà e personalità spiccata. Per concludere mi piace ricordare come sia stata capace di coniugare l'artigianalità e l'arte della ceramica. Stile sicuro, capacità tecniche straordinarie, ideazioni innovative, decorazioni precise. Lina Poggi Assalini è un'artista silenziosa ma singolare, una ceramista vera.