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Un convegno a Faenza promuove la costituzione di una rete per i Musei della Ceramica
di Antonella Marotta
Lo scorso 24-25 ottobre 2003 si è tenuto presso la Sala conferenze del Museo Internazionale delle ceramiche in Faenza, un seminario nazionale organizzato dall’AiCC sulla necessità di costituire una Rete dei Musei della Ceramica. Al riguardo colgo questa occasione per proporre alcune riflessioni. L’AiCC di cui fanno parte i comuni di Albisola Superiore e Albissola Marina, è l’“Associazione italiana Città della Ceramica”. È un’associazione senza fini di lucro, nata nel 1999 che, cito testualmente, «ha per scopo la creazione di una rete nazionale delle città ove storicamente è venuta a svilupparsi una significativa attività ceramistica. Quindi l’Associazione opera per una valorizzazione della ceramica italiana, promuovendo un patto di amicizia fra i centri di antica tradizione ceramica».
Bene. Albisola sembra avere le carte in regola, però… È vero; abbiamo storicamente una importante tradizione di produzione ceramistica. Il Calligrafico, l’Antico Savona, il Levantino, le Taches Noires, la ceramica Nera e Gialla, il Futurismo, il Déco, sono state alcune fra le produzioni più importanti dal XVI secolo a oggi. L’economia di Albisola, già anticamente, ha ruotato intorno al comparto della ceramica e al suo indotto. Si pensi per esempio, alle maestranze impegnate nelle cave di terra, alle macine dei mulini per i colori e gli smalti, alla raccolta e al trasporto della legna, alla commercializzazione delle ceramiche prodotte che venivano assorbite non solo dal mercato locale, ma anche da quello nazionale e, in piccola parte, estero. Non sono sempre stati momenti felici, ma con un processo di adattabilità messo in atto dai ceramisti albisolesi, questa antica tradizione ci è stata tramandata fino a oggi. Attualmente questo settore, come molti altri settori artigianali, è in crisi e nessuno meglio dei ceramisti si rende conto di quanto difficile e incerto sia il proprio futuro lavorativo. L’AiCC si è quindi attivata per creare una rete nazionale dei musei e delle raccolte ceramiche dei comuni associati, per favorirne la coesione e il miglioramento qualitativo a sostegno dell’immagine nazionale e internazionale della ceramica artistica tradizionale italiana.
Ho sentito ripetere spesso in quei due giorni di convegno una frase che mi ha fatto pensare. Diceva: «Da soli è possibile ricavare momenti di gloria, insieme si costruisce il futuro». Ora, mi domando, se centri come Faenza, Nove, Deruta, Montelupo Fiorentino, realtà che oltre alla loro storia alle spalle hanno una produzione importante sul mercato nazionale ed estero, pensano che per crescere individualmente devono crescere insieme, perché Albisola non dimostra questa sensibilità? Perché una città della ceramica come Burgio in provincia di Agrigento, sente la necessità di testimoniare il suo passato ceramico (se vogliamo per alcuni aspetti sicuramente meno rilevante del nostro patrimonio artistico-produttivo) con la creazione di un museo, un’altra città della ceramica Albissola Marina, non solo non sente l’esigenza di testimoniare il suo passato, ma neanche il presente, visto che il suo museo non corrispondendo agli standard della della Regione Liguria, è stato declassato a raccolta?
Perché il Comune di Albisola Superiore che gestisce, di fatto, una scuola di ceramica che tra l’altro, non è in funzione, non si preoccupa di trasmettere il “saper fare” ceramico ai giovani, che volessero imparare questo mestiere artigiano?
Perché il Comune di Savona che con il Museo archeologico, con la Pinacoteca e le sue raccolte d’arte costituisce un polo importante per la nostra cultura, non sente la necessità, pur avendo una storica tradizione di produzione ceramica, di far parte dell’AiCC e di essere, così, un interlocutore importante per progettare il futuro della produzione ceramica a livello locale e nazionale d’intesa con gli altri comuni?
Sul nostro territorio ci sono già alcune realtà museali specifiche ma insufficienti che, se arricchite e completate con la creazione di strutture qualificate, inserite con la vicina Savona in un circuito storico, artistico, didattico e di animazione economica, potrebbero a buon diritto rappresentare la nostra storia, il nostro presente e dialogare con il futuro. Non dimentichiamoci, particolare non secondario, che i primi fruitori di un eventuale “sistema museo della ceramica” dovrebbere essere proprio i ceramisti, soprattutto in previsione dell’attuazione della legge 188/1990 che ha istituito il marchio “Ceramica Artistica e Tradizionale” per il territorio delle “Città della Ceramica”. L’applicazione di questa legge mira al miglioramento della qualità e allo sviluppo innovativo del prodotto, essenziali per assicurare la continuità della tradizione e a tutelare e garantire gli acquisti; certificazioni, queste, che l’artigiano ceramista, se tale vuole rimanere, non può ignorare anche se opera in una nicchia di mercato come Albisola.
Al riguardo, sarebbe necessaria più di una riflessione, da parte di tutti i soggetti promotori nel comprensorio savonese di iniziative culturali e promozionali (a mio avviso, a volte, dispersive) mirate a verificare se non sarebbe più utile, invece, investire le risorse disponibili (che non sono poche!) per essere protagonisti attivi in questa “Associazione italiana Città della Ceramica” e per una programmazione pluriennale finalizzata alla costituzione nelle Albisole e a Savona di un sistema museale per la valorizzazione della storia della produzione ceramica e per il suo rilancio produttivo.