2001 - Wifredo Lam - Fondazione Museo Giuseppe Mazzotti 1903 Albisola

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2001 - Wifredo Lam

IL TORNIO notiziario culturale della ceramica
il Tornio Notiziaruio Culturale della Ceramica

   WILFREDO LAM
   Intervista a Giovanni Poggi
   di Antonella Marotta


    

   Nel 2002 ricorre il centenario della nascita di Wifredo Lam, artista di fama internazionale, che ha vissuto e lavorato soprattutto nell'ultimo periodo della sua lunga vita, ad Albisola.
   Wifredo Oscar de la Conception Lam Y Castilla nasce a Sagua la Grande (Cuba) l'8 dicembre del 1902, da padre cinese e madre afro-cubana. Compie i suoi studi all'Avana, Madrid, Barcellona. Partecipa alla difesa della Repubblica spagnola e dopo la vittoria dei falangisti nel 1938 si trasferisce a Parigi, dove conosce Picasso, Chagall, Mirò, Leger, Matisse, Braque, e aderisce al movimento surrealista. Nel 1941 ritorna a Cuba in compagnia di Breton, Max Ernst e dell'antropologo Levi Strauss. Questo incontro con la sua terra e la sua gente, segna l'affermarsi di una nuova libertà inventiva che rivive in termini fantastici e surreali i miti e le tradizioni della civiltà delle Antille. Nel 1942 dipinge "La Giungla" (ora al museo di Arte Moderna di N. Y.) che esposta nel 1943 a New York suscita grande scalpore. Compie numerosissimi viaggi per il mondo tornando per lunghi periodi ad Albisola. Muore a Parigi nel 1982.
   Per ciò che riguarda la sua "stagione albisolese", va ricordato che Lam arriva nella cittadina ligure nel 1957, alla ricerca dell'amico di vecchia data Asger Jorn.  l'epoca dei "meravigliosi anni '50" dove ad Albisola si respira un'aria di internazionalità. Ci sono gli artisti del mondo intero che si fermano qui a fare ceramica, ci sono gli scrittori più famosi, i critici, i mercanti e i collezionisti d'arte che contribuiscono a rendere celebre il nome di Albisola.
   Ma c' anche il mare, ci sono le fabbriche di ceramica (che grazie alla loro tipologia produttiva possono ospitare gli artisti); c'insomma un "fervore creativo" che favorisce i rapporti tra il "mondo intellettuale e artistico", che ruota intorno alla figura di Tullio Mazzotti d'Albisola, con il "mondo comune" dei pescatori, dei ristoratori, degli artigiani. Questo "clima" ha sicuramente contribuito nella decisione di Lam di acquistare casa ad Albisola, sulla collina vicino alla zona dei Bruciati.
   A vegliare su casa Lam c'erano gli otto totem lignei che Wifredo collezionista di arte africana, aveva sistemato nel suo giardino e che il comune di Albissola Marina aveva ricevuto in eredità.
   Per conoscere meglio gli aspetti della vita sociale, culturale e artistica di Wifredo Lam, riportiamo la testimonianza di Giovanni Poggi torniante, fondatore nell'aprile del 1958 della manifattura San Giorgio di Albissola Mare, insieme a Eliseo Salino e Mario Pastorino. Poggi racconta di aver conosciuto Wifredo Lam tra il 1955 e il 1956 a Santa Margherita Ligure nella fabbrica di Giuseppe Pinelli, la C.A.S., dove di ritorno dal militare trova lavoro come torniante. Ricorda di aver preparato per il già celebre pittore cubano una decina di piatti e vasi. Questo episodio viene menzionato da Lam 6 anni più tardi, quando accompagnato dall'amico Jorn alla fornace San Giorgio, riconosce in Poggi il torniante di allora e gli confida di conservare quei pezzi in casa della suocera a Parigi.
    il 1961, e da allora in poi, nei periodi in cui Lam lavora ad Albisola, sono Poggi e l'operosa Silvana Priametto a mettere a disposizione dell'artista la loro competenza e professionalità. A questo proposito scrive Lou Laurin Lam: Quando Wifredo si  interessato seriamente alla ceramica andava alla fabbrica San Giorgio Salino era il capo della fabbrica ed erano soprattutto Poggi e Silvana a lavorare con lui.
   C' un'intesa perfetta tra l'artista e l'artigiano tanto che, se per qualsiasi motivo Poggi non  presente in fabbrica all'arrivo del maestro cubano, egli andandosene commenta: Io verrà, io returna, colorando la sua parlata italiana con termini dialettali liguri, spagnoli e francesi. Giovanni Poggi racconta divertito: Questa sua maniera di parlare lo rendeva molto simpatico e pur possedendo un bagaglio culturale considerevole, amava chiacchierare con noi su qualsiasi argomento. Era già un personaggio famoso, apprezzato e conosciuto in tutto il mondo, ma forse proprio perch veniva dalla "gavetta" (mi raccontava che al tempo della guerra di Spagna aveva presentato le sue opere organizzando un'esposizione; terminata la mostra aveva smontato i quadri e venduto le cornici per poter mangiare, aveva con noi della fabbrica un rapporto leale e sincero. E Silvana aggiunge: Pensa che quando ero incinta di mia figlia, Lam che  sempre stato convinto che avrei comperato un maschio, mi guardava con affetto e mi diceva: Silvana tutte le volte che torno qui a lavorare ti vedo sempre più grossa!; come se in qualche maniera partecipasse anche lui al lieto evento che da l" a qualche mese avrebbe interessato la mia famiglia.
   Per permettere a Lam di lavorare a proprio agio, dice ancora Poggi: Avevamo chiuso una parte dello spazio adibito alla lavorazione con degli enormi teloni, in maniera da isolarlo dalla produzione; per lui era una necessità. Se considerava fare ceramica un diversivo, era anche vero che essendo un artista molto meticoloso, aveva bisogno di attenzione e concentrazione. La casualità delle maioliche, degli smalti, dei colori, che spesso nel forno la fanno da padroni, a lui non interessava. Avevamo un quaderno dove segnavamo le combinazioni di 5 o 6 fondi differenti, che dovevano dare a Lam il risultato voluto e aspettato. La sua domanda tipica era: Dopo?. Infatti una delle difficoltà più complesse da superare nel lavorare la ceramica  prevedere l'effetto dei materiali dopo la cottura. Noi preparavamo in terra cruda, piatti, lastre, vasi, che nulla avevano a che fare con le linee della produzione classica e tradizionale. Pur non conoscendo approfonditamente la materia, ma fidandosi di noi, affrontava la terra con apparente semplicità, creando cos" i suoi capolavori. Il 1975, '76, '77 sono stati anni attivissimi per la sua "produzione" artistica. In questi tre anni sono usciti dal forno circa 700 pezzi firmati Wifredo Lam e marcati ceramiche San Giorgio.
   Un altro argomento interessante affrontato nell'intervista a Giovanni Poggi e tipicamente albisolese che ha da sempre riguardato i rapporti tra artista e fabbrica,  quello del "baratto".  facile immaginare che la manifattura che ospita l'artista a lavorare debba sostenere dei costi di materiale, di tempo, oltre che di patrimonializzazione, investimento e gestione.  interesse della fabbrica che copre le spese vive con la produzione corrente, avvalersi della collaborazione dell'artista per arricchire il suo patrimonio culturale e per la ricaduta che questo fatto ha sulla sua immagine professionale. Contestualmente per l'artista, la fabbrica  un punto di riferimento a costo zero, necessario per la "produzione" della sua opera. Si tratta insomma di una reciproca convenienza affermata dalla tradizione alla quale tutti si sono sempre attenuti. Ritornando alla nostra intervista, domando a Poggi: Come vi comportavate per la divisione delle opere? . Lui mi risponde: Facevamo degli scambi, chiaramente non erano alla pari, cio uno a uno, ma mai nessun malinteso ha offuscato i nostri rapporti. Ti voglio raccontare un episodio. Lam viaggiava molto, andava spesso per motivi di lavoro a Zurigo, Milano, Parigi, quindi capitava che lasciasse presso la nostra bottega, suoi pezzi finiti ancora da dividere. In quel momento la fabbrica non stava attraversando un buon periodo e quando un collezionista visitando la manifattura mostrò interesse per due opere di Lam, io gliele vendetti. Mi ricordo che ad Eliseo Salino, mio socio e valido artista che mi disse: Non farlo! Io non voglio nessuna responsabilità!, risposi: Non ti preoccupare la responsabilità me la prendo io!». Alcune settimane più tardi, Lam venne in fabbrica, e prima ancora che gli potessi spiegare il fatto mi disse: Hai venduto due miei pezzi!. Assentendo obbiettai che l'avevo fatto per necessità. Chinò la testa e non disse più niente. Mi aveva dato cos", ancora una volta la dimostrazione della sua correttezza.
   Spengo il registratore soddisfatta di aver raccolto questa preziosa testimonianza rilasciata per "Il Tornio", mentre Piero Poggi fratello di Giovanni, mi fa vedere fotografie, libri, documenti riguardanti l'attività di Wifredo Lam alla San Giorgio. Sarebbe opportuno rendere un originale omaggio a Lam con una mostra retrospettiva delle sue opere, come suggerisce anche il "Circolo degli Artisti" di Albissola Marina, trovando però una chiave di lettura originale che coinvolgesse il mondo artistico albisolese.
   Albisola ha una sua storia che  giusto ricordare, ma sarebbe ancora più opportuno creare le condizioni (per iniziativa innanzitutto degli Enti Locali) perchè gli artisti italiani e del mondo intero possano frequentare ancor di più rispetto ad oggi le fabbriche albisolesi, coinvolti in un habitat esistenziale e culturale che riproduca, ovviamente in forme nuove e diverse rispetto al passato, il clima e il "feeling" che legava la colonia degli artisti degli anni '50 e '60 al nostro territorio e alla sua gente.
   Solo così  possibile "scrivere" un nuovo capitolo della storia artistica delle Albisole senza la necessità di dover strumentalizzare quella passata per giustificare e nobilitare iniziative effimere prive di un loro reale coinvolgimento nella vita sociale, culturale, artistica e "produttiva" del nostro territorio.







 
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