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IL SUPERAMENTO DELL'OGGETTO È QUELLO IN CUI CREDO
di Tullio Mazzotti
Il superomento dell'oggetto è quello o cui credo.
Questo è un temo o me molto caro e che nell'ambito del Comitato di Rigore Artistico; associazione culturale albisolese, abbiamo spesso dibattuto senza arrivare o uno determinazione certa.
Per quanto mi riguardo esiste un confine netto fra arte e artigianato, la prima risponde solo e unicamente all'artista, il secondo risponde al mercato.
Intendo con questo dire che, indipendentemente dal bello o dal brutto (opero), dal buono o dal cattivo (prodotto), chi produce cercando il consenso del pubblîco rimane un artigiano e nel suo fare rimane bloccato dentro a un "oggetto".
L'arte, quella espressiva, non si cura del consenso, perché racchiude, necessariamente e obbligatoriamente, un concetto. Quasi uno missione espressiva, l'espressione di un idea.
Parlando del lavoro di Asger Jorn con Martina Corgnati, uno sera al Bar Testo, mi disse che secondo lei egli non aveva mai fatto un quadro bello nella sua vita. Eppure Jorn ha lasciato il segno, come la hanno lasciato Marcel Duchap, Lucio Fontana, Piero Manzoni í quali certamente non hanno "fatto" oggetti, ma "gesti". Gesti così forti che hanno quasi demolito l’arte, aprendo la strado al
"qualsiasi cosa è lecita".
Innescando la tentazione, di cui spesso gli artisti sono preda, che parto verso "devo fare qualcosa che gli altri non hanno ancora fatto". Uno follia assoluta, priva di ogni sostanza se non posa le basi su uno ricerca costante.
Volendo fare un paragone con i grandi scalatori, nessuno di loro ha fatto come primo impresa l'apertura dello via nord in invernale del Cervino oppure lo scalata dell'Everest, ma ci sono arrivati attraverso un fede, una passione, un allenamento costante, solo dopo tutto questo si orríva o risultati importanti.
Ma tornando al mio dilemma sull'oggetto ... l'opera d'arte non è un oggetto, può rispondere o dei criteri di equilibrio cromatico, ma questi criteri possono anche essere violati; può rispondere o dei dettami di "sintossi" estetica, ma anche questo può essere forzato.
Quello però che non può essere fatto è privare l'opera d'arte di un contenuto "cerebrale".
Se manco il desiderio e lo capacità di esprimere qualcosa non è arte.
Dunque "essere" artisti diventa importante più del fare l'artista (simularlo).
La capacità di analisi, la capacità di elaborazione mentale, la capacità di vedere-sentire-vivere sono inscindibili dall'essere artisti e fare arte.
Ma come la mettiamo con il design? I designer progettano oggetti, oggetti veri.
... la risposta, per il mio modo di separare l'arte dall'artigianato, è che coloro che progettano pensando che il loro "oggetto" potrebbe essere gradito al pubblico rimangono artigiani, coloro che progettano pensando o nuove strade, o nuove "funzionalità" sono artisti.
Si dicevo uno volta... l’arte del fare. E se oggi fosse ... l’arte del pensare ?
D'altra parte appare evidente che l’arte del fare appartenga più all'artigiano che all'artista, è evidente anche dal fatto che sempre più spesso l’artista non realizza più le sue opere materialmente.
E qui si opre un'altra parte di dibattito ... è necessario che l'artista realizzi personalmente l’opera ? Direi di NO.
L'architetto non costruisce la casa, il compositore rimane artista anche quando il brano non viene suonato da lui, il designer non produce l'oggetto da lui progettato.
In questo "crepa" si è infilato l’arte concettuale, dove l'esempio di Piero Manzoni è emblematico: egli ho prodotto il contenuto della sua famosa scatola, non la scatola.
Righe in libertà ... scritte per sostenere che debba evitare di fare "oggetti", laddove per oggetti si intenda la ricerca del bello, dell'equilibrio, dello forma.
È per questo che mi piacciono le operazioni artistiche al pari del dipingere un quadro.
Performance o operazione artistica ? preferisco operazione artistico come espressione.
Il termine performance presuppone uno prestazione, quasi un esibizione sportiva, mentre operazione artistica ho un suono più chirurgico, più incisiva.
dicembre 2011