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NELLA MOSTRA DI TULLIO MAZZOTTI
LO SPETTATORE CAMMINA DENTRO IL QUADRO
di Franco Dante Tiglio
Con la performance realizzata a Pozzo Garitta, nell'ex studio di Lucia Fontana, Tullio Mazzotti ha messo a fuoco il concetto di "opera aperta" per dimostrare che la creazione artistica è un atto vivente in perenne espansione, al di sopra dello steso artista-creatore.
In questo contesto il gesto pittorico come segno della creatività e sintomo degli stati riflessivi ed emotivi interiori diventa l'atto innovatore perennemente rinnovantesi, che interroga l'opera e svela nuove soglie percettive, dalle quali è possibile ripartire alla scoperta di ulteriori scenari espressivi.
In questa disponibilità del dipinto a soluzioni nuove e diverse, nel gioco di una vitalità organica che i segni e il colore possiedono a priori, si concretizza l’idea di "opera aperta".
Sulla scorta di questi concetti è fondata la legittimazione critica della esposizione di Tullio Mazzotti, il quale, il quale, in una sua breve autopresentazione, ne ha anche sintetizzato le finalità: "Con questa mostra intendo ribadire la necessità di instaurare un rapporto emotivamente più diretto fra autore-opera-pubblico".
Per raggiungere il suo scopo, l'artista albisolese ha esposto un dipinto su tavola (cm 170x300) "sufficientemente grande perchè i gesti possano essere totalmente liberi"; accanto al quadro ha sistemato un tavolo con i materiali e gli strumenti di lavoro del pittore (barattoli di colore, pennelli...) per consentire a se stesso, ad altri artisti e agli stessi visitatori, di intervenire sul dipinto a loro piacimento, dialogando con l'opera, interpretandone i suggerimenti.
L'invito ha incontrato una vasta adesione: artisti, visitatori e naturalmente lo stesso autore, per l'intero corso dell'esposizione, si sono alternati a dipingere sul quadro, intervenendo anche massicciamente sulla sua composizione fino a trasformarne totalmente la concezione originaria.
Cancellare, aggiungere, sovrapporre, sviluppare, modificare, vuole dire interpretare ciò che sta sotto o dentro il labirinto della pittura. L'opera d'arte è un piccolo universo, che espande se stesso; propone sempre nuove possibilità espressive, che ciascuno può individuare e interpretare secondo la propria sensibilità e la propria forza di immaginazione: ma per scoprirle "bisogna, camminare “dentro il quadro", come aveva osservato Renato Birolli con una felice metafora.
Nel quadro sono latenti messaggi plurivoci, che attendono di essere portati alla luce: essi non solo propongono nuove direzioni di lettura, ma suggeriscono una gamma indefinita di altre soluzioni, sfoderando dal loro interno nuove prospettive pittoriche.
Il grande dipinto, che Tullio Mazzotti invitava a interrogare e a trasformare, scoprendone e sviluppandone le relazioni interne, è sostanzialmente un'opera d'arte in movimento. Ogni successivo intervento pittorico su di esso appare in se risolutivo da1 punto di vista dell'interprete che l'ha praticato, e tuttavia, al tempo stesso, secondo il punto di vista di un nuovo interprete, è provvisorio: l'una versione esclude l'altra, tutte sono ugualmente valide. Sono stadi diversi e autonomi di un quadro in movimento. Tutto è già presente nell'opera originaria: un infinito latente nel finito.
Le successive metamorfosi del quadro pongono problemi nuovi di lettura soprattutto nel fruitore, poiché modificando la natura dell'opera, instaurano una nuova pagina di rapporti e di reazioni emotive e quindi nuove situazioni comunicative.
Ma Tullio Mazzotti voleva proprio questo. Coinvolgendo lo spettatore nella lettura-interpretazione de11'opera, intendeva provocare una presa di coscienza sulla natura de1la creazione artistica per instaurare un rapporto "emotivamente più diretto" fra spettatore e opera d'arte.
A questo punto diviene più comprensibile anche il concetto di "creazione continua", secondo il quale il quadro accede ad una vita autonoma, che appare sfuggire al controllo dello stesso autore.
E' comunque evidente che Tullio Mazzotti, facendo toccare con mano la ricchezza dei significati possibili di un'opera d'arte, esalta al tempo stesso il valore della informazione estetica contenuta nell'opera stessa.
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Per quanto riguarda la pittura di Tullio Mazzotti, possiamo rilevare che ci troviamo di fronte a meccanismi linguistici assunti dai mass medi e dalla pop cultura, calati in un contesto espressivo fortemente sintetico, come flash che captano i momenti salienti di un evento o di uno stato d'animo.
La sua arte è un diario figurato di un viaggio nell'esperienza di ogni giorno, in cui l'artista registra immagini ricordo, che hanno marcato la sua storia personale.
E' una storia che procede nel tempo: l'artista la sta documentando da anni con sincerità e commozione, ma anche con le ribellioni, che confermano la sua tentazione a uscire dalle righe ogni volta che incontra situazioni di alterità provocate da un diffuso conformismo morale.
La sua pittura non è ne metafisica e neppure una pittura sperimentale; il linguaggio che la caratterizza è crudo e immediato, fatto di distorsioni, di gestualità, di movimento; esso si colloca in un contesto autoironico e fonde spunti autobiografici e filosofia esistenziale per riaprire un discorso con l'uomo comune e con il quotidiano.
Nella quotidianità Tullio Mazzotti ritrova la sincerità e lo spessore emotivo della vita fucina di energia, di verità, di libertà di sentimenti e di pensiero, repertorio inesausto di forme e di esperienze. Riedita immagini convenzionali della tecnica pubblicitaria e fumettistica in modo non convenzionale, per caricare il segno al limite delle sue possibilità semantiche, sfidando il paradosso.
Nel linguaggio dell'artista albisolese il paradosso acquista una propria logica e opera uno spostamento del punto di osservazione, che consente l'invenzione di forme più efficaci per dialogare con l'uomo comune.
E' quindi un segno di libertà espressiva, che avvicina l'immagine, come una lente di ingrandimento, e la rende più percepibile e comunicativa: è un mezzo, quindi, che si risolve in un potenziamento dell'informazione.
Pur utilizzando l'immagine figurativa, Tullio Mazzotti la priva della valenza realistico-narrativa, annullando i confini del convenzionale, e la inserisce in un gioco linguistico, nel quale ciò che conta è il modo in cui l'immagine mostra se stessa, vale a dire il modo in cui i segni e il colore la rappresentano.
Tullio non si nasconde dietro lo stile. In una società in cui sono eclissati i valori artistici ed etici, che erano alla base della vita sociale, all'artista non resta che ricorrere alla filosofia del quotidiano, che rivolge la propria attenzione su ciò che, accadendo, stimola azioni e reazioni emotive sincere, scuotendo l'apatia provocata dallo scollamento fra arte e realtà.
Albisola, maggio 2004