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FABRICA CASA MUSEO GIUSEPPE MAZZOTTI 1903
i primi cento anni
di Tullio Mazzotti
Cento anni sono tanti, ma non bastano.
Il 2003 è stato l’anno in cui la fabbrica Giuseppe Mazzotti ha festeggiato il primo centenario d’attività. Molte le iniziative che hanno segnato questa ricorrenza: la presentazione del primo tomo di una quadrilogia monografica dedicata appunto alla vita della Fabbrica Casa Museo, la presentazione di un sistema di audioguide che accompagnano la visita al museo e al giardino, l’organizzazione di due serate d’arte (la prima dedicata a un omaggio a Aurelio Caminati, la seconda alla presentazione di un libro di Bruna Magi), mentre il 4 ottobre è stata inaugurata la mostra “15 anni di museo”.
Ma al di là delle manifestazioni c’è un lavoro continuo verso due precise direzioni, per altro ufficializzate nel corso del 2002 con la costituzione della Fondazione Giuseppe Mazzotti 1903.
Quindi da un lato l’attività artigianale con la fabbrica di ceramiche artigianali, dall’altro un’attività culturale nel campo dell’arte della ceramica con la Fondazione.
Due settori distinti e complementari con la stessa identica aspirazione “crescere”. Le collaborazioni con altre iniziative, il dialogo con gli altri musei, altre fornaci italiane sono state numerose anche nel corso di questo ultimo anno e sempre finalizzate alla crescita dell’ambiente artistico albisolese/savonese. Ma non solo. È fondamentale che anche gli amministratori prendano ancor più coscienza della storia di questa zona di antica tradizione ceramica. E’ attraverso il dialogo che si scambiano informazioni, è attraverso esse, è con le buone idee che si cresce ed è per questo che spesso capita di prendere posizione a favore di iniziative positive o di analizzare criticamente progetti che poco hanno a che vedere con la nostra cultura o che, ancora di più, distraggono fondi dagli obbiettivi primari senza per altro produrre cultura o alcun tipo di ritorno. Quante risorse umane e materiali sono state sprecate in questi anni ? Quante destinate a progetti solo di facciata?
Nel nostro piccolo, senza alcuna presunzione, riteniamo che il rispetto della nostra identità sia un valore di fondo a cui sempre fare riferimento. È la cultura del fare, è l’apertura che i liguri hanno sempre dimostrato verso le iniziative sincere, di sostanza, verso tutto ciò che è scevro da fronzoli inutili, che ci caratterizza. È necessario assolutamente che ciò venga capito. Non servono le fanfare, non servono le vetrine, serve al contrario la sostanza.
Una sostanza che si concretizzi in una maggiore sinergia fra artigiani ceramisti, che porti a un maggiore confronto sui contenuti, che veda gli artisti affermati aiutare i giovani meritevoli.
È una ipocrisia? Forse si. Ma mi piacerebbe che tutti noi durante le fasi progettuali e l’organizzazione del nostro lavoro rispondessimo a una semplice domanda … cosa produce sostanzialmente quello che sto facendo? È per questo che cento anni di attività non bastano.
Occorre anche che ci sia passione, onesta intellettuale, capacità e anche il culo di trovare buoni compagni di viaggio.