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Mi mancherai, ci mancherai Eliseo
Matteo Poggi, Eliseo Salino e Giovanni Poggi
al termine dell'allestimento della mostra di Eliseo
svoltasi nella sede di ComunicArte
dal 29 ottobre al 15 novembre 1999
Ho conosciuto Eliseo Salino nel settembre scorso.
Lontano dagli echi che il suo nome produceva in ambito artistico.
Avevo avuto modo di sapere della sua gentilezza e del suo grande cuore da persone che lo avevono conosciuto molti anni prima di me.
"Inviterai Salino a fare la mostra? Vedrai che accetterà. Crede nei giovani. Vedrai che accetterà.", mi dissero quando prospettati loro di invitarlo a fare una mostra.
Con i miei soci avevamo pensato che sarebbe stato interessante tenere a battesimo la sede espositiva della nostra associazione con tre mostre, una delle quali dedicata ad Eliseo Salino.
L’idea di incontrarlo per fargli questa proposta mi emozionava, ma la sua annunciata generosità mi confortava allo stesso tempo.
Il pomeriggio seguente gli telefonai a casa. Erano circa le quattro.
Imparai col tempo che a quell’ora lo si poteva trovare lì dove, finito il lavoro alla San Giorgio in cui iniziava la giornata molto presto, era solito rientrare a "Fare qualcosina, c’è sempre qualcosina da fare" così mi disse.
Non esitò ad invitarmi, chiaccherammo a lungo sul mio lavoro, sulle mie aspettative riguardo l’ambiente artistico albisolese.
Nonostante i suoi numerosi impegni accettò senza indugio la proposta di esporre le sue opere nella sede di ComunicArte, dispiacendosi che nessuna di quelle sarebbe stata inedita.
Non m’importava, lo ringraziai e lui mi rispose che credeva molto nei giovani che si danno da fare e per questo motivo accettava senza riserve la mia proposta.
La mostra fu inaugurata il 29 ottobre. Dieci minuti prima della vernice Salino venne da me e dispiaciuto mi disse "Sai Paula ti devo dire una cosa. Gli inviti che mi hai dato li ho persi, li ho cercati dappertutto ma non li ho più trovati, mi spiace se tanta gente non verrà, non ti ho aiutato molto".
L’inaugurazione andò bene, le persone furono più numerose delle aspettative e degli inviti, il fascino del maestro e l’amore che la gente provava per lui furono più efficienti della carta stampata (e non spedita).
Dopo quella mostra Salino veniva spesso a trovarmi in associazione.
Mi sembra di vederlo quando rientrando dalla fabbrica faceva capolino in sede per andare a prendere un caffè insieme, anche se lui non prendeva mai nulla. Insisteva sul farmi prendere il torrone "..sai anche alle mie nipotine piace il torrone..", facendomi sentire coccolata come se fossi una bambina.
E cosi che ricorderò per sempre Salino: generoso, spiritoso, leale.
Come mi mancheranno i suoi consigli. Come mi mancheranno i suoi racconti sulle nipotine che "..ne combinano tante, ma sono bambini, se non le fanno loro..".
Salino mi mancherai, ci mancherai molto.
Paula Cancemi
febbraio 1999