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Una nuova importante acquisizione del Museo della Ceramica Manlio Trucco
di Dede Restagno
Il 20 aprile 2002, nell'ambito della II Settimana della Cultura indetta dal Ministero per i Beni Culturali, le dottoresse Piera Melli e Francesca Bulgarelli della Soprintendenza Archeologica della Liguria hanno presentato al Museo Manlio Trucco un importante complesso di ceramiche appartenenti al noto tipo che viene definito a taches noires con un termine preso a prestito dalla Statistica che il prefetto del Dipartimento di Montenotte Gilbert Chabrol de Volvic aveva pubblicato a Parigi nel 1824 per una esauriente descrizione del territorio da lui governato nell'ambito dell'impero napoleonico negli anni dal 1806 al 1812.
Il deposito presso il nostro museo, da parte del Ministero, di una ventina di queste tipiche terrecotte prodotte ad Albisola nel corso del Settecento e nei primi anni dell'Ottocento viene a colmare una lacuna esistente prima d'ora nella Sezione didattica dedicata alla Produzione ceramica di Albisola dalla fine del XV al XIX secolo, dove una produzione così importante era rappresentata soltanto da pochi pezzi finiti e da una serie di semilavorati.
Le terrecotte a vernice marrone decorate sotto vernice dalle cosiddette taches noires in manganese costituirono, sotto il profilo della quantità prodotta e della diffusione , una delle tappe più importanti della produzione delle fabbriche albisolesi, a fianco della cinquecentesca produzione di piastrelle o laggioni e della grande fioritura della maiolica in monocromia azzurra dei secoli XVII e XVIII. Venticinque milioni di pezzi prodotti ogni anno, un fortissimo aumento del numero delle fabbriche, soprattutto nella frazione Capo e anche in conseguenza dell'intervento di potenti famiglie del patriziato genovese, un'esportazione che raggiunse pure regioni remote del continente americano, una grande varietà di forme, dalle più semplici di uso quotidiano ad oggetti di raffinata eleganza, sono così finalmente rappresentati in modo esauriente nella rassegna che il museo Trucco dedica alla produzione albisolese.
Accanto ai piatti dall'elegante profilo barocco, ai catini dal bordo ondulato o liscio, ai tegami grandi e piccoli, alcuni dotati di coperchio e anse applicate, è presente anche un unicum, un elegante, esile candeliere. Una parte dei pezzi reca graffite le lettere D C, forse allusive al corredo di una suora. Le ceramiche provengono infatti da scavi archeologici condotti nell'area di un convento domenicano femminile anticamente esistente sulla collina di San Silvestro a Genova, dove è stata costruita la nuova Facoltà di Architettura. Ma sicuramente le ceramiche sono state prodotte ad Albisola ed è per questo che la Soprintendenza Archeologica della Liguria, dopo la chiusura del museo del Centro Ligure per la Storia della Ceramica a Villa Faraggiana e dopo un periodo nei magazzini di Genova e un accurato restauro, ha ritenuto opportuno che questi oggetti tornassero ad essere esposti ad Albisola.
Ciò acquista particolare importanza nel momento in cui ai ceramisti delle due Albisole, che sono state incluse nell'elenco dei ventotto centri di antica tradizione ceramica, è stata concessa l'utilizzazione del marchio DOC.
Ci auguriamo quindi che gli stessi ceramisti inizino a frequentare il Museo Trucco, che a loro soprattutto è dedicato, e ne traggano ispirazione per il loro lavoro, sia pure con tutta la libertà di interpretazione auspicabile.